sabato 28 gennaio 2012

Felice tra fobie e paure

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO


 
Felice tra fobie e paure

di Rossella


Decidemmo di adottare Felice per dare una possibilità di vita ad un cane problematico che altrimenti avrebbe trascorso la sua esistenza cercando riparo sotto ad un cubo di cemento, in pochi metri quadrati.
Quando svolgevo attività di volontariato in canile, provavo grande tristezza e pena per quei cani che per paura rifiutano il contatto con l' uomo e che per questo sono condannati a vivere un’esistenza da reclusi. Talvolta infatti, tentare il recupero di un cane per problematiche legate a fobie, in canile è quasi impossibile.
Dunque il giorno dell'adozione, Felice mi fu consegnato previa firma di un atto in cui il cane veniva definito "di indole aggressiva, diffidente e difficilmente gestibile". Ebbi un moto di esitazione, ma firmai.
Felice, uscito dalla gabbia, era un cavallo imbizzarrito: per metterlo in macchina, gli somministrarono un sedativo.
Giunta a casa, lo lasciai in giardino, pensando che in breve tempo tutto si sarebbe risolto.
Non fu così. Trascorsi due mesi cercando di avvicinare Felice in ogni modo, ma lui rifiutava qualunque tentativo, persino il cibo. Dormiva moltissimo nella cuccia e quando mi vedeva, metteva in atto una strategia di evitamento, girando nervosamente intorno a me.

Ero disperata. In quei due mesi avevo contattato tre istruttori, ma Felice non mostrava segni di miglioramento ed il verdetto era sempre lo stesso: un cane del genere non doveva essere dato in adozione ad una famiglia. Le parole risuonavano come un macigno, grande era in me il timore di una reazione aggressiva di Felice verso mio figlio o verso i miei nipoti.
Cominciai a consultare vari siti internet nella speranza di capire qualcosa del suo comportamento ed arrivai alla conclusione che
Felice era fobico, forse per cause genetiche, forse per un errato imprinting nei primi mesi di vita, forse per un trauma subìto.
Aveva paura di tutto, riusciva ad avvicinarsi solo alle altre due cagnette e per il resto non mostrava interesse per nulla, ma soprattutto il suo unico obiettivo era fuggire la presenza dell' essere umano, uomo o donna che fosse.
Pensai che l' unica alternativa fosse portarlo in un luogo, pensione, rifugio, in cui lui potesse stare a contatto soprattutto con i suoi simili.
Prima di mettermi alla ricerca di un posto idoneo ad un cane con tali caratteristiche, contattai un altro istruttore, dicendo a me stessa che sarebbe stata l'estrema ratio.
Dopo aver osservato Felice, l’istruttore riuscì a mettergli il guinzaglio in pochissimo tempo e addirittura lo portò in strada per una breve passeggiata. Felice si dibatteva nervosamente, scuoteva la testa da una parte all’altra, ma non mostrava segni di aggressività verso l’uomo! L’istruttore tornò una seconda volta ed una terza volta fummo noi a portarlo al centro di addestramento: ennesimo verdetto. Infatti alla domanda di mio marito, ovvero se il recupero di un cane del genere sarebbe stato completo, l’istruttore disse che non avrebbe potuto confermarlo. Ero veramente sfiduciata, pensavo non ci fossero speranze, ma avevo soprattutto grossi timori per la mia famiglia. Fu proprio allora che la decisione risoluta e determinata di mio marito, quella di tenere Felice con tutti i suoi problemi, mi diede una spinta enorme per cominciare un percorso di recupero che non avesse più niente a che fare con gli istruttori, ma partisse dalla relazione tra cane e padrone. Era il momento di dare fiducia a Felice.
Cominciarono giornate intense: nelle ore più tranquille della giornata lo portavo a spasso per brevi passeggiate. Sempre tenendolo al guinzaglio e stando accucciata, gli insegnavo ad avvicinarsi a me. Tolto il guinzaglio rimanevo in giardino con lui, insegnandogli a....giocare! Palline, peluches, scatole di cartone, qualunque cosa stesse diventando oggetto di curiosità per lui, diventava un mezzo di avvicinamento a me. Alla fine dell' estate riuscivo persino a spazzolarlo e a tagliargli i pochi nodi che aveva nel pelo.

Oggi Felice continua ad essere un cane problematico, ma....gestibile. Prima di farsi mettere il guinzaglio, continua a compiere quelli che io chiamo "rituali di sicurezza": gira intorno a me e poi si rifugia in un angolo del giardino, dove finalmente lo posso avvicinare. Ha comportamenti stereotipati che ancora non lo rendono “normale”: fugge alla vista degli estranei, emette un lungo ululato quando c’è una persona che proprio non gradisce ed è ancora dipendente dalla sua compagna, l’altra cagnetta. Preferisce farsi avvicinare da noi se ha il guinzaglio, accetta volentieri carezze, spazzolate e bagnetto, non tollera però di essere toccato da chi non conosce. Passeggia al mio fianco, prestando attenzione a tutto, ma strattona se vede auto o estranei, trema fortemente se si trova in una situazione nuova, ma poi comincia ad accettarla e a tranquillizzarsi.



Felice è stato adottato nell’aprile del 2007 e dopo quasi quattro anni ha avuto un recupero lento, ma graduale del 60, 70 per cento. E’ un cane dolcissimo, quando lo accarezziamo diventa un tenero cucciolo che dimostra di avere bisogno di protezione e di affetto: in questi anni non ha mai mostrato segnali di aggressività. Felice ha avuto bisogno di essere guidato, condotto attraverso un vero e proprio percorso di riabilitazione che ha necessitato di tempi lunghi, di elementi che per lui fossero punti di riferimento, di conoscenza delle sue stranezze, ma soprattutto di accettazione e rispetto delle sue problematiche caratteriali.


PS Spero che questa storia possa essere utile per qualcuno nel caso in cui decidesse di adottare un cane fobico.


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 - http://www.cinofilimarilu.it/

STORIA DI POLDI

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STORIA DI POLDI


di Dina Galli


Un giorno di agosto del 1996, uscendo dal lavoro, mio marito è stato seguito da un gattino di circa due mesi che zoppicava visibilmente, anzi trascinava letteralmente una zampina anteriore.


Mio marito, che ama molto gli animali, lo ha subito raccolto e portato a casa dove già viveva con noi una cagnolina che subito ha socializzato con il nuovo venuto.
Devo premettere che non ero molto propensa ad avere dei gatti, ma quando ho incontrato i suoi occhietti ed ho capito la sua infelicità ho subito deciso di adottarlo.



La sera stessa l’abbiamo portato dal veterinario che ha diagnosticato, sfortunatamente, che la zampetta era irrimediabilmente paralizzata. In seguito per circa quattro anni gli abbiamo medicato la zampina malata con medicinali prescritti per il suo problema, poi il male è progredito e purtroppo la zampetta è andata in cancrena ed il veterinario ha consigliato l’amputazione.


Poldi, questo il nome che avevamo scelto per il micino, nonostante il suo handicap, si era ripreso molto bene. Correva, saltava, mangiava con molto appetito ed usava benissimo la sua lettiera per i bisogni.
Sei anni più tardi ha incominciato a mangiare poco ed a diventare incontinente. Consultati più veterinari gli è stato diagnosticato un problema tiroideo. Da quel giorno Poldi assume tre pillole al giorno, mangia molto poco e dimagrisce a vista d’occhio ed è sempre più incontinente.



In questi anni gli sono stati affiancati tanti fratellini e sorelline che gli stanno vicino e lo coccolano, lo riscaldano e gli fanno compagnia.
Ora lui guardandomi con i suoi occhioni “ambra”, sembra voler chiedere scusa per il disagio ed i problemi che ci sta dando. Sono convinta che percepisca i miei stati d’animo.



Pensiamo che Poldi, nonostante le nostre speranze e le nostre attenzione, non resterà a lungo con noi ma qualunque cosa potrà accadere lui sa che è molto amato e lo sarà sempre e che avrà sempre un posto particolare nel nostro cuore.


Scrivendo queste poche righe mi sono commossa perchè Poldi, anche se “infelice” ci ha dato ed insegnato molto e ci ha fatto capire che gli animali sanno dare amore senza chiedere nulla in cambio se non un po’ di affetto, qualche carezza ed un po’ di pappa.
Grazie Poldi per averci scelti.



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QUESTA è LA STORIA DELLA MIA SORIANA, IL MIO ANGELO BIANCO

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QUESTA è LA STORIA DELLA MIA SORIANA, IL MIO ANGELO BIANCO

di Barbara


Vi avviso che alcune immagini sono un po' forti...

Soriana è arrivata da me sabato 7 Agosto dal canile di Rieti con una staffetta urgente viste le sue condizioni

Ringrazio con il cuore Flavio che me l'ha portata fino a casa e Francesca .
Ringrazio Betty per quello che fa per queste creature


(Soriana in canile a Rieti)

Appena arrivata ho notato che le sue condizioni erano pessime... sia per quei buchi che aveva in tutto il corpo sia per la magrezza, per il suo respiro... per tutto.
Lunedì la veterinaria è venuta a casa mia ed è rimasta senza parole, l'abbiamo caricata in macchina e l'ha portata subito in clinica, tempo mezz'ora la telefonata che non avrei mai voluto sentire, piena di tumori ovunque soprattutto nei polmoni quindi grosse difficoltà di respiro e i buchi erano tumori ulcerati, bastava toccarla per sentirne ovunque...
La veterinaria era propensa a farla addormentare subito, non soffriva ma la sua paura era che potesse avere problemi di respiro.
Ma non ho voluto, ho voluto portarla a casa d'accordo con Betty,
ho voluto darle qualche giorno di carezze,
ho voluto darle qualche giorno di pappa buona,
ho voluto darle cuscini morbidi e libertà,
ho voluto darle l'amore amore che non ha conosciuto.



Tutti i giorni le facevo iniezioni per aiutarla.
Mi sono innamorata di lei dopo due minuti che era nella sua casina, i suoi occhi erano spaventati, non capiva cosa le stava succedendo, ma rideva... e si fidava di me...
Le prime ore dormiva sulla pedana in legno poi sono riuscita a metterle un cuscinone da dove non si spostava mai, chissà cosa era quella bella cosa morbida che mi ha messo questa tata.



Domenica le prime carezze, si è fatta coccolare, non capiva cosa le stessi facendo ma non si è mossa, sempre diffidente, e ha mangiato di gusto .
Si è fatta curare ogni singolo buco senza mai reagire, si è fatta spostare, si è fatta mettere i cerotti.
Le ho preso il pollo allo spiedo e mentre mangiava mi guardava, sempre incredula...
Poi martedì il crollo, non mangiava più, l'ho imboccata e lei si faceva fare anche questo, si faceva pulire il musetto e mi guardava....
Mercoledì mattina non stava bene avevo già chiamato la veterinaria, ma il mio istinto mi ha detto di no, vai avanti...
Siamo andate avanti "tranquille" fino a domenica, la imboccavo, la curavo e lei ferma,
Domenica 15 il crollo brutto, non stava in piedi per niente e quando l'ho toccata si è girata... male...



Lunedì mattina l'ho presa in braccio mi sono seduta sull'erba con lei al sole, l'ho baciata, le ho spiegato dove stavamo andando si è girata e con il suo nasone mi ha baciato il viso. Oddio!!!!!!!!!!!
Ho preso tutte le mie forze e sono partita , siamo arrivate in clinica e la mia veterinaria mi ha detto che il musetto era più bello, la mia reazione è stata "allora la porto a casa di nuovo", lei mi ha detto "Barbara basta lasciala andare è ora !!!!!!!!"
Quanto ho pianto lo so solo io, tutt'ora mentre scrivo.
L'ho seppellita a casa nel mio giardino vicino a me, sul suo cuscino tanto amato, almeno un po' di dignità nelle sua tombina...

Mia dolce Soriana spero tu abbia capito cosa erano le coccole, cosa erano i baci che ti davo che le cure e le punture le facevo per il tuo bene e che tu abbia capito tutto l'amore che ho cercato di darti.
Ti ho amato immensamente anche solo per sette giorni...
Barbara





CANILE DI RIETI: SORIANA, UNA VITA DI PAURA
LE CONSIDERAZIONI DI BETTY DELL'ULMINO, TRAMITE LA QUALE BARBARA HA ADOTTATO SORIANA
 

22 GIUGNO 2010
SORIANA NON è UN CANE FACILE, NO DAVVERO...
FA PARTE DEL BRANCO DEI CANI PROVENIENTI DAI BOSCHI DI ARICCIA.
CANI CHE HANNO SCELTO DI NON AVERE CONTATTI CON L'UOMO, CHE NON DANNO FASTIDIO A NESSUNO.
MA OGNI TANTO VIENE FATTA UNA "RETATA" E I PIù TONTOLONI FINISCONO A RIETI...
SORIANA è QUI DA QUATTRO ANNI,
DOPO AVERNE PASSATI ALTRI DUE O TRE IN UN ALTRO CANILE.
COME TUTTI i SUOI FRATELLI E SORELLE RINCHIUSI QUI, PASSA LA VITA IN UN ANGOLO, CON GLI OCCHI SBARRATI, DA SEMPRE.




QUALCHE MESE PRIMA LE SI è COMINCIATO A FORMARE UN TUMORE MAMMARIO CHE AVEVA RAGGIUNTO DIMENSIONI ABBASTANZA ABNORMI...
ERA STATA OPERATA DA POCHE SETTIMANE MA DOPO L'OPERAZIONE, SE POSSIBILE, IL SUO STATO PSICOLOGICO E FISICO è ULTERIORMENTE PEGGIORATO.
OGGI SORIANA è COSì, VISTOSAMENTE DIMAGRITA, CI DICONO CHE MANGIA POCHISSIMO...
NON SAPPIAMO SE è PERCHè è DA SOLA NEL BOX (PRIMA AVEVA UN COMPAGNO), SE CI SONO STATE COMPLICAZIONI DOPO L'INTERVENTO, O SE L'INTERVENTO è STATO SOLO L'INIZIO DELLA FINE PERCHè SI SA, IN QUESTI CASI NON SI PUò NON INTERVENIRE, MA INTERVENENDO LE DIFESE IMMUNITARIE SI ABBASSANO E SE IL TUMORE è MALIGNO
MOLTO SPESSO LE METASTASI COMINCIANO A CORRERE...


L'UNICA COSA CHE SAPPIAMO è CHE VORREMMO DARE A SORIANA UNA SPERANZA.
CERTO NON è UN CANE ADOTTABILE DA PERSONE "NORMALI":
è UN CANE TERRORIZZATO, CHE FORSE NON VORRà MAI AVERE A CHE FARE CON GLI UMANI...
VORREMMO TROVARE PER LEI UN RIFUGIO DOVE POSSA STARE INSIEME AI SUOI SIMILI ED ESSERE SEGUITA, DOVE POSSA RISCOPRIRE UN PRATO, DOVE POSSA TROVARE UN PO' DI SERENITà E TRASFORMARE IL SUO SGUARDO...
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.


26 AGOSTO 2010
IL SOGNO DI SORIANA è STATO MOLTO BREVE, MA COSì INTENSO DA LASCIARE SENZA FIATO.
è DURATO SOLO POCHI GIORNI, TRA LE BRACCIA DI BARBARA CHE, GIà "PRATICA" CON QUESTO TIPO DI CANI E DECISA AD ADOTTARLA A SETTEMBRE, HA VOLUTO ANTICIPARE I TEMPI VISTO IL RAPIDO PEGGIORAMENTO DELLE SUE CONDIZIONI IN CANILE,
NELL'INDIFFERENZA CHE TUTTI CONOSCIAMO...
PURTROPPO I NOSTRI TIMORI SI SONO RIVELATI FONDATI,
IL DESTINO DI SORIANA ERA GIà DECISO,
MA GRAZIE A BARBARA SAPPIAMO CHE è "ANDATA VIA" CON LA CERTEZZA CHE SU QUESTA INCIVILE TERRA C'è STATO CHI L'HA AMATA, PROFONDAMENTE, E CHE LA SUA TRISTE VITA HA LASCIATO UN SEGNO INDELEBILE NEL CUORE DI QUALCUNO.
GRAZIE A BARBARA SORIANA HA IMPARATO A SORRIDERE, DA CANE LIBERO.
A VOLTE DOBBIAMO ACCONTENTARCI DI QUESTO...

CON PROFONDA GRATITUDINE LASCIAMO A BARBARA IL RACCONTO DEL SUO RICORDO,

RINGRAZIANDO COMUNQUE TUTTE LE PERSONE CHE HANNO FATTO IL POSSIBILE PER AIUTARLA.


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JOLLY… IL MIO 'PELUCHE ANIMATO'

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO

JOLLY… IL MIO “PELUCHE ANIMATO”

di Valentina Di Fazio


Mi ha insegnato cosa significa amare qualcuno incondizionatamente…
Mi ha dimostrato come dovrebbe essere un migliore amico…
Mi è sempre stato accanto con estrema fedeltà…senza mai giudicare…
Mi è stato vicino quando ero ammalata…quando piangevo per qualcosa che mi faceva soffrire…
Ha colmato la solitudine di una casa a volte troppo silenziosa…
Mi ha cambiato la vita!


Dal momento in cui è arrivato Jolly è stato come essere travolti da un uragano di felicità.
Ricordo il giorno in cui papà lo portò a casa…il nostro cucciolo era avvolto in una coperta all’interno di un cestino; era un po’ spaventato, forse infreddolito.
Non appena lo vidi me ne innamorai…era bellissimo! Un batuffolo nero dal musetto dolce del quale, da quel momento in poi, non abbiamo più potuto fare a meno.
In questi anni Jolly ci ha regalato tanti momenti di gioia; a volte penso che ci abbia unito ancor più di quanto già non fossimo. Lo abbiamo sempre trattato come se fosse un bambino e non un animale, anche perché la sua intelligenza a volte ci ha sbalorditi!
Potrei raccontare mille episodi in cui Jolly ci ha reso fieri di lui…era un cane molto invidiato, non solo per la sua bellezza ma anche perché sapeva farsi voler bene da tutti.
Sono trascorsi così più di 5 anni fin quando il giugno scorso è accaduta la tragedia, così la definisco.
Jolly è sempre stato l’ombra di mio padre, lo seguiva ovunque e se si allontanava spesso piangeva…anche quel maledetto pomeriggio Jolly volle stare accanto a mio padre.
Scelse di seguirlo sul letto per la pennichella pomeridiana, lo faceva sempre, si addormentò pesantemente ma durante il sonno , rigirandosi su se stesso, perse l’equlibrio e cadde.
Il tonfo fu forte e Jolly emise un guaito di dolore…da quel momento perse l’uso delle zampe posteriori…il midollo spinale era stato compromesso.
L’operazione fu esclusa subito, così increduli e col cuore a pezzi, iniziò per lui e per noi un lungo calvario fatto di visite neurologiche, esami e fisioterapia.
Purtroppo anche quest’ultima non è valsa a nulla, Jolly non avrebbe recuperato nemmeno l’andatura spinale.
Fu semplice per i medici suggerirci di sopprimerlo… ma noi non prendemmo nemmeno in considerazione l’ipotesi… come potevamo togliergli la vita? Come potevamo rinunciare a Jolly?
Abbiamo quindi deciso di continuare ad accudirlo come meglio potevamo…all’inizio non è stato semplice gestire la sua disabilità ma ormai siamo abituati a tutto e Jolly ha sempre fatto del suo meglio per cercare di collaborare.
Ora Jolly è nuovamente sereno! Indubbiamente la sua vita è cambiata ma grazie all’ausilio di un carrellino può muoversi ed uscire a passeggio come faceva prima…mentre in casa abbiamo un grande tappettone antiscivolo dove può giocare e muoversi un po’, una cesta grande e comoda per dormire la notte e tanti “accessori” utili per aiutarlo in questa nuova vita.
Quando lo guardo a volte mi chiedo ancora come sia potuta accadere una cosa del genere… quando vedo gli altri cani a volte piango pensando a Jolly… ma so che lui se potesse parlare ci ringrazierebbe per non aver scelto di sopprimerlo! Perché lui ha bisogno di noi, ora più che mai… perché è e sarà sempre il regalo più bello della mia vita! Ti voglio bene Jolly… grazie di esistere!!!




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Cane Luna

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Cane Luna

di Laura


Questa è La Storia di un cane speciale.
Il Suo Nome è Luna ed è arrivata Tre Anni fa sconvolgenoci La Vita.
Un mercoledi di febbraio io e mia mamma con una nostra amica ci rechiamo al mercato per fare compere, quando chiedo alla mia amica: hai visto i cagnolini che vende quella bancarella, sembrano husky.
Lei mi risponde di no cosi tutte e tre andiamo a vedere questi  cuccioli.
Erano rimasti in due una femminuccia, la mia Luna, e il maschietto.
Il venditore ha tirato fuori prima il fratellino che ha preso in braccio una bambina e l'altra me l'ha messa in braccio a me e in quel momento mi sono messa a piangere.

Alla fine l'abbiamo portata a casa sapendo della sua specialità: un difetto congenito agli occhi già piccoli di natura, il destro con la terza palpebra che copre metà pupilla, destinata quindi a vederci molto poco e a essere molto insicura.
Fin dall'inizio si vedeva che portava la testina in avanti, sbatteva dappertutto ma noi avevamo la speranza che andasse tutto a posto, e andando avanti e vedendo più che altro ombre è riuscita a cavarsela.
Rimane il fatto che ora è un cane molto problematico per il fatto della sua insicurezza e la paura degli altri cani proprio per il fatto che ci vede poco; ancora adesso non vede spigoli dei tavoli, sedie, aspirapolveri per casa, insomma è una vita molto difficile sia per noi ma più per lei. 
Ma nonostante questo problema corre dietro alla pallina, salta quando "ci vede", e  ci vuole un bene dell'anima.
Se non era per questa sua specialità non so se ci sarebbe stata  una Luna perchè il  venditore ha detto che per colpa di questo  l'avrebbero soppressa.
E anche se tante volte è pesante gestirla noi le vogliamo tanto bene.

Al parco
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  - www.oscardog.it     il sito degli animali disabili

Minù: la mia storia a lieto fine

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO


Minù: la mia storia a lieto fine

Minù: la mia storia a lieto fine

di Carlotta Rossi


Minù, in arte Cippi, è una gattina bianca di 2 anni a cui manca la zampa anteriore dx praticamente da quando è nata.
Non so chi siano i genitori, so solo che è stata ritrovata all'età di due mesi in un paesino della provincia con una zampetta che presentava frattura esposta. Fortunatamente nella mia città c'è un gattile che accoglie gattini e gatti incidentati, ed è proprio lì che ci siamo incontrate. Io e la mia famiglia siamo volontari nella
struttura e tra una pulizia e l'altra siamo incappati in questa meraviglia!! (anche se a dire la verità, da cucciolina non era proprio una meraviglia:-) ma gli occhi di una mamma vedono solo il bello dei figli!!) 
 

-Minù!Era abbastanza spaventata, ma cercava l'affetto di tutti! Era sempre attaccata ad un giochino a forma di topolino bianco che le avevamo regalato, e quando miagolava
non si sentiva perché era senza voce!
Non potevamo resistere e, anche se avevamo già 3 gatti adulti in casa, l'abbiamo adottata. 

-Ngangolina
.
All'inizio era diffidente e un pò impaurita, ma poi è cambiata ed è sbocciata.(forse anche grazie a tutte le scatolette che ha fatto fuori, soffiandole da sotto il naso ai suoi 3 zii miciosi)
Adesso è una gattina adorabile, mi segue ovunque in casa e non ha nessun problema a correre e a saltare, ANZI è lei che vince tutti i combattimenti per aggiudicarsi le cucce migliori!!! Insomma è un diavoletto travestito da
angioletto!! 

-BotteCippiHutch
.
Noi ormai ci siamo dimenticati che le manca una zampina, tranne forse quando gratta inconsciamente la lettiera con la spalluccia dx.. Lì ci rendiamo conto che la Minù non è una gatta normale, E' UNA GATTA SPECIALE!!

Nelle foto la vedete nella gabbia al gattile, mentre  s'azzuffa con lo zio Hutch e adesso!

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IO & TIGO

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO


IO & TIGO

di Valeria di Progetto PiccoleCucce


Scrivo di te, adesso che sei sempre con me, perchè il giorno che te ne andrai non sarò più tanto lucida da poter ricordare tutte le belle giornate e le belle cose che abbiamo fatto insieme... Tu sei sempre qua, accanto a me, nonostante tutto stai abbastanza bene, mi guardi, mi chiami, mi scodinzoli e soprattutto hai tanto appetito da far paura e voglia a non finire di giocare con le tue bottiglie di plastica!!!

Il giorno che arrivasti da me eri piccolo e indifeso.
Avevi 4 o 5 giorni di età ed eri stato barbaramente abbandonato in una cesta assieme agli altri tuoi 7 fratelli, 2 se ne andarono in fretta perchè fragili e sofferenti, gli altri 5, come te, ce la fecero, attaccati alla vita e a quel benedetto biberon che erogava latte a non finire.
Decisi che saresti rimasto con noi, dopo quella terribile gastroenterite a soli 21 giorni...
Mi dissi, e ti dissi, che se ce l'avresti fatta, ti avremmo tenuto con noi, così è stato!

Da lì ha avuto inizio una splendida avventura, durata, sino ad ora quasi 6 anni.

Ti saresti chiamato Tigo, perchè sei un meticcione fantasia, molto molossoide, tutto tigrato e Tigro sarebbe stato un nome troppo scontato.
Il rapporto fra me e te è sempre stato speciale e so che tale è, e rimarrà per sempre, a prescindere da tutto e da quanti pelosi abbia io, in vita mia, amato e coccolato. Ogni peloso ha il suo posto nel nostro cuore, nessuna sostituzione, nessun paragone, nessuna preferenza...

Sei cresciuto in fretta, facendomi dannare, ma poi neanche così tanto! Mi accorgevo che saresti diventato grande, molto grande, molto più di quello che la nostra piccola casa avrebbe potuto permettersi.
In fondo, però, ci si adatta a tutto e i tuoi 34 kg non mi hanno mai spaventato.
Ho deciso da subito che ti avrei portato a scuola perchè la tua mole ed il tuo incrocio potevano far di te un cane eccessivamente esuberante.

Oggi posso dire che, stazza a parte, se c'è mai stato qualcuno di agitato ed esuberante in casa, quella è Camilla, canetta adorabile e dolcissima, un terzo del tuo peso, che ti ha sempre comandato a bacchetta, alla quale hai sempre dato poche soddisfazioni perchè alle sue provocazioni non hai quasi mai reagito!
Le hai sempre obbedito, ascoltando i suoi 'bau' ed i suoi 'grrr', ma poco spesso hai rincorso in giardino quando lei, furbetta, ti rubava le cose facendoti vedere bene che lo aveva fatto, nella speranza di ingaggiare un duello per il gioco conteso.

Tu sei sempre stato così, il tuo motto? Vivi e lascia vivere...!
Grande e pacato, un bambinone, pronto a tante coccole, ti vedo beato e sornione sul tuo cuscino a dormire e russare, tenendo un occhio aperto!

Mentre scrivo questi pensieri ti sento in lontananza mentre agiti una delle tue bottiglie in plastica o tieni stretta in bocca la tua coperta... Ti è rimasto sempre quel vezzo di 'ciucciare' qualcosa, in fondo, lo hai fatto dalle mie mani per oltre un mese e non fosse stato per quello, ad oggi non saresti sopravvissuto!

Non so quanto potrai stare ancora con me, spero il più possibile, spero ancora tanti mesi, tanti almeno da permettermi di scrivere molti capitoli ancora sulla nostra vita... La notizia della tua malattia mi ha sconvolto... mi sono sentita alienata ed impotente e, non ci crederai, quasi arrabbiata con te, perchè mai, e dico mai, mi sarei aspettata una cosa del genere, eppure accade, accade a molte più famiglie di quanto si pensi, e per quanto possa sembrare assurdo, chi ama un animale come noi, soffre quasi come se la malattia avesse colpito un caro amico, ebbene, sì, in effetti, di caro amico si tratta...!

Abbiamo iniziato un percorso insieme, una cura che possa aiutarti a stare bene il più possibile e tu, nel ringraziarmi, mi dimostri che ce la stai mettendo tutta, accetti e adori quelle pasticchette nascoste nel wurstel di pollo, aspetti in gloria quel tuffetto di pane con le goccine e ti sbaffi le perline che mescolo alla pappa, insomma, tu non sai di essere malato e anche se il tuo aspetto è un po' cambiato, se hai perso un po di peso, se hai meno voglia di correre, fai tutto il resto come se nulla fosse mutato, ami e vivi come il Tigo che conosco sa fare e ti adoro perchè non mi fai pesare la scelta di aver intrapreso una cura che so essere dura e debilitante, ma che 'insieme' abbiamo deciso di fare.

Oggi è il mio compleanno ed avrei un grande desiderio, più di altri, più di mille regali... vorrei chiudere gli occhi ed immaginare che la tua malattia se ne fosse andata, che improvvisamente tutti gli sforzi, avessero prodotto quello che so essere impossibile, ma che per un giorno mi concedo di sognare.
Vorrei vederti libero da quello che si chiama CANCRO e che ti sta portando via, perchè lo so, con te, se ne andrà inevitabilmente una parte del mio cuore...

Ora, comunque, tu sei sempre qua, vicino a me, ogni tanto mi 'zucchi' con la testa sulle ginocchia e abbai impaziente se vedi che prendo il caffé, ah... dimenticavo, un altro tuo vezzo? Sapere perfettamente che dopo il caffè degli umani, c'è la pappa per i cani!

Forza Tigo, metticela tutta, fallo per te, ma anche un po' per noi.

Questa lettera è dedicata anche a chi mi dice da tempo: "E' solo un cane...!"

Valeria

 

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Bianca, dagli occhi color del cielo...

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Bianca, dagli occhi color del cielo...

di Renata


Nei giorni in cui sono nata io è nata anche Bianca.
Ricordo ancora oggi con vivida nitidezza i capelli candidissimi e gli occhi di un azzurro ancor più intenso di quelli di Paul Neumann del mio bisnonno materno, che è morto prima che compissi un anno di vita. E ricordo fin d’allora quella micina che aveva le stesse due caratteristiche che mi affascinavano: il pelo d’angora bianco scintillante e gli occhi blu.
Siamo cresciute insieme, ma non abbiamo mai interagito: Bianca se ne stava sola con la sua mamma Grisina, una micia dal pelo corto maculata con la schiena e pezzature varie grigie striate e petto e musino bianchi, che era il “terrore” del vicinato.
Sì, perché, chissà come mai, Grisina era capitata nel quartiere senza venire mai adottata da nessuno e per vivere doveva rovistare tra i rifiuti e cacciare gli uccellini, i topi e… le bistecche.
Mi raccontava mia nonna di quando una volta aveva sentito urlare e imprecare una delle nostre vicine. Affacciatasi alla finestra, mia nonna ha visto Grisina schizzare per il cortile con qualcosa in bocca. Era una bistecca! La micia era entrata di soppiatto in cucina dalla finestra a piano terra, si era piazzata sotto il lavandino ed aveva atteso pazientemente che la cuoca prendesse con le mani la bistecca adagiata sul tagliere sul ripiano del lavello e la facesse transitare sopra allo stretto spazio libero tra lavandino e stufa economica con annessa padella. E in quel preciso istante ZAC! veloce come un fulmine, Grisina è scattata e con un balzo si è appropriata della bistecca. E il tutto è stato così veloce che, mentre la cuoca si stava ancora grottescamente accingendo a distendere in padella un’invisibile fetta di carne, la bistecca stava già uscendo dalla finestra!
La fama della gatta faceva sì che tutti in quartiere la scacciassero e lei aveva quindi paura di tutti. Mia nonna invece le dava da mangiare, lasciandoglielo sul muretto divisorio tra il nostro ed altri cortili e ritirandosi poi perché Grisina e, in seguito, anche Bianca potessero sfamarsi.

Io le spiavo mangiare e cercavo di avvicinarmi ogni giorno di più per farmele amiche. Volevo giocare con Bianca che sentivo “piccola” come piccola ero io, ma la chiamavo e Bianca non rispondeva. Faceva finta di non sentire… E io ci rimanevo male. Così, quando i miei se ne sono accorti, mi hanno spiegato che Bianca non faceva finta: non ci sentiva davvero!
E’ un difetto ereditario, legato a certi geni recessivi che codificano anche per il colore bianco tinta unita del mantello e l’azzurro degli occhi. Proprio le due caratteristiche che mi affascinavano portavano con sé anche la sordità!

Così Bianca è cresciuta senza “accorgersi” di ciò che esisteva al di fuori del perimetro del quartiere, senza mai essere attirata dalla strada con tutti i suoi pericoli, sfamata in parte da mia nonna, in parte dal marito della cuoca derubata (di nascosto dalla moglie, ovviamente..!).
Quattordici anni più tardi la mia famiglia si è trasferita a vivere a casa della nonna e così ho avuto l’opportunità di stare con Grisina e Bianca sempre e non solo qualche ora a settimana: il mio desiderio di renderle “domestiche” poteva forse realizzarsi...
Dalla vecchia abitazione abbiamo portato con noi tre miciotti tra loro fratelli.
Silvestro aveva la vocazione del buon samaritano: il suo primo salvataggio, a un mese dall’arrivo, è stata Cenerella, una micina di circa un mese d’età, tutta grigia e colle zampe e la coda corte che la facevano assomigliare più ad una pantegana che a un gatto. Abbiamo saputo che avevano investito ed ucciso - pare appositamente - la sua mamma davanti a casa nostra qualche giorno prima. Silvestro l’aveva adottata: potevamo non adottarla noi? Da allora se c’era un gatto in difficoltà nel raggio di un chilometro, quel gatto finiva immancabilmente a casa nostra.
Lizzie, la sorella, non ha mai avuto figli propri ma aveva la vocazione della mamma: ogni piccolo abbandonato che seguendo i nostri gatti arrivava nel nostro cortile veniva da lei adottato con trasporto e dedizione.
E infine Minou, un fiero ed atletico maschio che aveva uno spiccato senso della giustizia ed un cuore d’oro. Era l’indiscusso capobranco e a lui sembrava si rivolgessero tutti per dirimere le questioni interne. La sua specialità era recuperare i nostri gatti dispersi e portarne a casa di nuovi in difficoltà.

A tutto questo bisogna aggiungere che i miei hanno conosciuto la fame del tempo di guerra e mio papà in particolare: ha vissuto due anni (1943-1945) di prigionia come Internato Militare, dapprima nel campo di concentramento per ufficiali di Wietzendorf e in seguito come lavoratore coatto ad Amburgo. “Non dire che hai “fame” - mi insegnava -, perchè tu non hai davvero “fame”, ma “appetito”: la fame, quella vera, non sai nemmeno cos’è...”
Perciò a casa nostra c’era sempre una ciotola di pappa per tutti!

E così in breve tempo si è formata un nutrita colonia felina nel nostro cortile, alimentata anche da tutti i gatti del vicinato che passavano la maggior parte della giornata da noi, in compagnia.
Gatti di tutti i tipi, di tutti i colori, di tutti i caratteri. Gatti sani e altri con acciacchi vari come Bengalina che è arrivata da noi colla mascella fratturata e le è rimasto per sempre il faccino storto, Zoppetto che era già anziano e aveva problemi alla zampa posteriore sinistra e traeva un po’ di beneficio esponendo la parte per ore e ore al sole, Griso arrivato con una micosi che non ha mai contagiato nessuno ma che non siamo riusciti a debellare del tutto e quando si ripresentava il problema diventava insofferente ed aggressivo, Michelino trovato cucciolo colle costole rotte e che a distanza di anni ogni tanto si lamentava se lo prendevi in braccio male.
O come Sciabalina, letteralmente buttata giù da un’auto davanti alla porta di casa nostra in condizioni spaventose: una giovane adulta tanto magra da avere solo la pelle sopra le ossa, che si vedevano sporgere soprattutto a livello delle costole e della schiena, dove il bacino rientrava tanto da avere la larghezza stessa dello scheletro; e per di più zoppa alla zampa posteriore sinistra che era rigida e storta. La prima persona che ha aperto il portone e l’ha chiamata è stato mio padre e l’amore e la dedizione che questa gattina ha avuto nei suoi confronti per tutta la vita non ha eguali! Basti dire che non potevamo entrare nello studio di mio padre senza chiedergli il permesso: bastava dire “papà, posso entrare?” e lui, anche dal fondo del giardino, rispondeva “sì” e Sciabalina era la micia più affettuosa del mondo, ma se ti dimenticavi la frase di rito... era sicuro che ti saresti ritrovato una belva furibonda aggrappata unghie e denti ai tuoi polpacci!!!

Con tutta questa baraonda, Grisina e Bianca hanno cominciato a lasciarsi avvicinare. E un bel giorno Bianca ha addirittura accettato di prendere il cibo direttamente dalle mie mani! Ricordo ancora l’emozione di quel momento: Bianca che non aveva mai avuto motivo di fidarsi di nessuno ora si fidava di me! Che bello!!!
Certo qualche inconveniente c’era... Ogni tanto non distingueva bene la carne-pappa dalla carne-dito... Che morsicate! E il problema era che non sentendoci non mollava la presa nemmeno se mi mettevo ad urlare o protestare! Semplicemente si rendeva conto che era troppo “coriacea” la cosa che aveva tra le fauci e, con un certo disappunto, spalancava gli occhi prima socchiusi in un’espressione beata, e ti guardava fissa con fare interrogativo allentando la morsa...

Un giorno, per caso, mentre stavo gorgheggiando in giardino e stavo provando fino a che note acute era in grado di arrivare la mia voce da soprano ho notato che Bianca si è voltata nella mia direzione, accorgendosi della mia presenza. In effetti i cani sentono gli ultrasuoni: che Bianca riuscisse a percepire i miei strilli acutissimi? Ho riprovato e ne ho avuto conferma! Ero felicissima! Ora sapevo - per la “gioia” del mio vicinato - come richiamare Bianca!
E quando la chiamavo, Bianca arrivava subito!

Ma un giorno non è venuta. E anche uno dei nostri gatti, Tigre, che stava sempre con lei, non era tornato per cena...
Mia mamma aveva sentito un vicino di casa brontolare per la presenza di “quella vecchia gatta bianca” sul tetto appena rifatto del suo garage...
Per un anno non c’è stata traccia dei due gatti, poi è arrivato a casa Tigre e un paio di giorni dopo mia mamma ha visto Bianca nel giardinetto del palazzo di fronte a casa nostra. L’ha chiamata ma, non avendo la voce “ad ultrasuoni” come la mia, non è riuscita a farsi notare dalla micia sorda. Così ha mandato in missione il nostro Minoù e, non so se grazie al suo intervento, la mattina seguente Bianca era di nuovo con noi!

E’ rimasta in vita ancora un paio d’anni dopo quell’esperienza ed ha imparato in quel periodo ancora una cosa importante: sono riuscita a sfiorarla e, se agli inizi sembrava sorpresa e lievemente infastidita dal sentirsi toccare, dopo qualche mese ha imparato che le carezze potevano essere molto piacevoli e gratificanti! Ti si buttava addosso alla mano con tutto il suo peso, tanto che se l’avessi tolta sarebbe finita sicuramente a terra, e ti dava zuccate e morsicchiatine a non finire, faceva le fusa rumorosamente e sottolineava la goduria con miagolii rochi e stonati!
Un brutto giorno di giugno Bianca ci ha detto addio, questa volta per sempre. Era vecchia e lo si vedeva. Mangiava ma dimagriva lo stesso e gli ultimi giorni faceva anche fatica a mangiare. Ma come mi ha visto, mi si è avvicinata trascinandosi e mi ha dato una zuccata: il suo ultimo pensiero è stato per me e il suo ultimo desiderio è stata una carezza. Una carezza che per 25 anni non aveva mai conosciuto ma che negli ultimi mesi della sua vita l’aveva fatta sentire amata. Amata e finalmente pienamente felice!
FOTOGRAFIA 12.5 - bianca da Casa Greta.
(Bianca all'età di venticinque anni e mezzo)
Chissà perchè certi animali ti lasciano un ricordo forse più indelebile di altri. Mio papà un giorno, mentre si discorreva sui vari santi patroni, ci ha pensato un attimo e poi mi ha detto che se mai fosse diventato santo gli sarebbe piaciuto essere il “protettore dei cuccioli degli animali piccoli”. Il protettore dei più deboli tra i deboli, quindi. Forse è proprio questo il motivo: la loro debolezza, il loro handicap, che ti costringe a non dare per scontato nulla, nemmeno l’amore e la gratitudine che ricevi da loro, e ad aprire il tuo cuore accettandoli ed amandoli nel modo più giusto: per quello che, semplicemente, sono...
Parafrasando Orwell, “tutti gli animali sono speciali, ma alcuni animali sono più speciali di altri”... 


(Tratto parzialmente dal libro "Il Santo Protettore" di prossima pubblicazione)

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Spillo/Smillo, dolce lupone dai fanali spenti


POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO
Spillo/Smillo,
dolce lupone dai fanali spenti

di Giorgia Rozza e Milena Castellini


Un’umida, milanesissima mattina di ottobre. Arrivo al lavoro, accendo il computer. Le “mie” riviste di animali non ci sono più. Quelle per cui ho lavorato con entusiasmo per un anno e mezzo. Il mio capo ha deciso di lasciarne la redazione. Ora facciamo tutt’altro ma i volontari di ogni parte d’Italia che ho conosciuto e che mi informavano sulle drammatiche realtà del randagismo, mi mandavano appelli e richieste
di aiuto non mi hanno lasciato. Il mio indirizzo mail è stabilmente entrato nelle loro liste e continuo a essere “in circolazione”, per fortuna. Guardo le mail in arrivo e ce n’è una che occhieggia dalla cartella anti-spam.
La guardo per buttarla ma mi fermo perché nell’oggetto c’è un nome che conosco, quello di Isidoro.
L’oggetto recita così:”E dopo l’husky Isidoro, ecco il povero Spillo”. Apro. E’ la pagina di un sito. Due occhi mi guardano dallo schermo luminoso in mezzo a un muso scuro, dolcissimo e corrucciato. Dopo un attimo mi rendo conto che quegli occhi non stanno guardando proprio nulla anche se sono più espressivi di
centinaia d’altri. Non guardano perché appartengono a un cane cieco. Spillo. Il suo muso fa capolino tra le sbarre arrugginite, dentro a una cella di cemento e lamiera. E’ triste il muso di questo lupone, ma pieno di dignità. Scorro le altre foto, il testo. Un cane sfortunato come milioni di altri in Italia. Abbandonato? Nato randagio? Non si sa.


(per continuare a leggere clicca sul link o sulla pagina)
http://www.ilcercapadrone.it/stampa/spillo2.pdf
Spillo_racconto

Per altre foto di Spillo in canile e durante il viaggio
clicca sul link
http://www.aiutauncane.it/cartellasalvaguai/amici/index_amici_adulti.php?pagina=014_spillo.html
dove si raccontano altri particolari della sua storia e ci sono tantissime fotografie di Spillo/Spillo di quando era in canile (PT cieco, e basta...) e, seguendo il link "leggi gli aggiornamenti" nella stessa pagina, tutte le foto del viaggio verso Milano con il suo Luigi e la sua Giorgia. E sempre da questo sito si può anche scaricare il video di Spillo ospite alla trasmissione Animali&Animali di Licia Colò su Raitre l'8 dicembre 2005.
Spillo famoso
Grazie a Spillo e all'impegno della fantastica Giorgia si è costituito il "Gruppo Spillo", un gruppetto di volontari di tutt'Italia che si erano aggregati e autotassati per mantenere in pensione Spillo e continuano ora a farlo per mantenere altri cani in pensione, strappati spesso a canili lager o strutture in cui non potrebbero ricevere le cure necessarie, in attesa di adozione. www.gruppospillo.com
La storia di Smillo continua
Smillo al primo anniversario di vita con Milena:
primo anniversario Smillo017Smillo qualche anno dopo  
spillo-smillo dopo
link proposti dall'Autore
www.aiutauncane.it
www.ilcercapadrone.it

DAL WEB - The Power of Love - Una cicogna ferita (zoppa e con ala paralizzata) è stata guarita dall'amore

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 --- storia tratta dal web ---

The Power of Love - Una cicogna ferita è stata guarita dall'amore
di L'Arresto del Carlino


(La storia di Malena, una cicogna che da 17 anni è zoppa e ha un'ala paralizzata. Ma è molto, molto amata... e continua a vivere felice allevando ogni anno la nidiata insieme al suo compagno Rodan e svernando senza emigrare grazie alle cure della famiglia sul cui terreno la coppia ha costruito il nido 17 anni fa)
Nel 1993 alcuni cacciatori italiani hanno ferito gravemente una cicogna femmina in Croazia.

Malena è rimasta zoppa, con un'ala irrimediabilmente danneggiata e i veterinari che l'hanno curata erano certi che non avrebbe volato mai più.

Non potendo fare nient'altro per aiutarla, l'hanno riportata al suo nido pensando che non avrebbe superato l'inverno.

cicogna_ferita2.jpg


continua a leggere a questo LINK
http://larrestodelcarlino.myblog.it/archive/2010/04/07/una-cicogna-ferita-e-stata-guarita-dall-amore.html

Le ruote della fortuna - Sedia a rotelle per una tartaruga paralizzata

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 --- storia tratta dal web ---

Le ruote della fortuna - Sedia a rotelle per una tartaruga paralizzata
da www.larrestodelcarlino.it e www.larepubblica.it e video da www.snakeandfizz.com


(la bellissima storia di Arava, una tartaruga paralizzata alle zampe posteriori, che ha trovato l'amore grazie a due rotelle...)
da www.larrestodelcarlino.it 
Una tartaruga disabile ha trovato l'amore dopo aver ricominciato a camminare grazie all'aiuto di una speciale sedia a rotelle, costruita a posta per lei. 


continua a leggere a questo LINK
http://larrestodelcarlino.myblog.it/archive/2008/10/03/sedia-a-rotelle-per-una-tartaruga-paralizzata.html

 da www.larepubblica.it
"L'amore non ha ostacoli". Non è solo un modo di dire, ne sa qualcosa Arava, la tartaruga disabile che in uno zoo israeliano ha trovato l'amore.
{B}Arava, tartaruga disabile: l'amore allo zoo corre sulle rotelle{/B}

continua a leggere a questo LINK
http://www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/tartaruga-disabile/1.html

 Da www.snakeandfizz.com
VIDEO    http://www.snakeandfizz.com/2008/08/turtles-do-it-o.html

Turtles Do It On Wheels


La nuova vita di Rosso, cagnolino tutto speciale!

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO


La nuova vita di Rosso, cagnolino tutto speciale!

di Laura Fagherazzi e Katia Furlotti



La storia di un cagnolino disabile adottato grazie a "Il cercapadrone" il primo canile on-line e pubblicata sul libro degli amici di oscardog  "Amicizie Speciali 2"


(clicca sulle pagine)
http://www.ilcercapadrone.it/dicono.htm


link proposti dall'Autore
www.ilcercapadrone.il
 

DAL WEB - Storia Di Minni, un'altra storia dei miei mici...

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO


 --- storia tratta dal web ---

Storia Di Minni, un'altra storia dei miei mici...
di Zarina


(la bellissima storia di una micia ex-moribonda tripode ed ex-paralizzata)
Minni era una bella gatta tricolore/bianco (ok calico).
La prima volta che l'ho incontrata era la festa del Santo patrono dell'isola, il 14 maggio, ed io scendevo per una delle stradine che collegano la piazzetta al porto.
Improvvisamente mi trovo tra i piedi una micetta di circa 5 mesi, con due occhi verde smeraldo un po' obliqui... da vera gatta! Da come si avvicina e fusa, con la codina in alto un pensiero si fa subito strada... "ecco che ne hanno buttata un'altra per strada prima del primo calore...". 



continua a leggere a questo LINK
 http://amicidigreta.splinder.com/post/22499200/Storia+Di+Minni%2C+un%27altra+stor

Betty, a tre zampe verso la vita!

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO


Betty, a tre zampe verso la vita!
di Marina M. per Patrizia e Chiara



La storia di un cagnolino disabile adottato grazie a "Il cercapadrone" il primo canile on-line e pubblicata sul libro degli amici di oscardog  "Amicizie Speciali 2"


(clicca sulle pagine)
http://www.ilcercapadrone.it/dicono.htm


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Il mio portafortuna

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO



Il mio portafortuna
di Solange


Da un po’ di giorni penso e ripenso al mio vecchietto che tre anni e pochi giorni fa, attraversava il ponte dell’arcobaleno verso cui l’avevo accompagnato. E poi anche per pubblicizzare un bel libro.

La storia di Chicco (e anche quella della nostra furetta cieca Harley) e’ infatti finita pubblicata su questo libro qui che magari sotto Natale avrete voglia di regalare a qualcuno che vi sta a cuore e che ama gli animali e i cui proventi andranno ad associazioni che si occupano di animali disabili: http://www.phasar.net/catalogo/libro/amicizie-speciali-storie-vere-di-animali-disabili-ma-felici
Oggi la raccontero’ per voi, con parole diverse e uno stato d’animo diverso perche’ e’ passato del tempo e perche’ sono cambiata io anche se l’amore per Chicco non si e’ affievolito.

Chicco e’ arrivato a casa nostra quando cercavamo una cagnolina femmina, giovane, piccolina che tenesse compagnia alla nostra bassottina.

Quel giorno, era gennaio inoltrato, il 23 per la precisione, raccogliendo tutto il coraggio di cui ero stata capace sono andata in canile. Ho iniziato a girare tra quelle gabbie, circondata da occhi imploranti amore. Tantissimi cani grandi, magnifici, mi venivano incontro speranzosi ma io vivevo in 50 metri quadrati gia’ abbondantemente occupati. Molti di quei cani aveva problemi di relazione con altri animali, cosa che io non potevo permettermi avendo 5 gatti, un cane e una ciurma di furetti tra miei e in affido.
Stavo quasi finendo il giro e mi stavo recando al gabbiotto dei volontari per fare almeno una donazione, avevo il cuore gonfio e le lacrime agli occhi perche’ me li sarei portati tutti a casa insieme ai gatti del gattile.
Mi sono girata e ho visto un cosino brutto e scoordinato che mi correva incontro tutto storto, arrivando di corsa da diverse centinaia di metri di distanza. Sono rimasta un attimo allibita a chiedermi se stesse venendo incontro a me e quando e’ stato evidente che era cosi’, mi sono inginocchiata e quel coso da pelo ispido con un balzo mi e’ saltato in braccio con un’espressione come se ridesse.

Ricordo i volontari del canile che mi hanno guardata sconcertati… ho alzato il viso e ho detto: lo prendo! E solo in quel momento ho realizzato che stavo piangendo mentre ricoprivo di baci quell’ “aggeggio”.

“Adottano Ercole, adottano Ercole” si e’ messa a gridare la piu’ anziana delle volontarie e un urlo, come un boato, si e’ levato nel canile. Un urlo di gioia e qualche lacrima sparsa e io che portavo Chicco - come l’avevo banalmente chiamato in quei nostri primi d’attimi d’innamoramento – in braccio come un trofeo.

Chicco aveva un’ernia da morso perche’ nonostante i 12 anni (o 13 o forse 15… sapevo che al canile mi avevano mentito sulla sua eta’ reale per paura che cambiassi idea) ancora si contendeva le cagnette e attacava briga con i cani piu’ grossi. Quell’ernia dolorosa era gia’ stata operata, poi si era infettata ma lui non si lasciava toccare da nessuno, urlava e mordeva. Fino a che io gli ho chiesto di lasciarsi curare e pur piagnucolando si e’ lasciato togliere i punti e medicare, da me senza tentare di mordermi o di scappare.

Aveva anche un occhietto completamente fuori uso perche’ affetto da cheratite secca, una condizione che secca la cornea.

Aveva anche una “spalla” un po’ sbilenca che qualche volta, se sbatteva da qualche parte, andava fuori sede e lo azzoppava. Alcune volte toccava portarlo dal veterinario, piu’ spesso bastava udire un “cai” per sapere che aveva sbandato da qualche parte e che sicuramente la zampa era tornata nuovamente al suo posto.

Aveva anche solo 4 denti in croce e per di piu’ orrendi.
E un alito pestilenziale.

E la pancreatite.

E un giorno ha avuto una piccola ischemia, e’ caduto dal letto e gli e’ caduta la retina dell’altro occhio, quello sano, cosi’ e’ rimasto cieco completamente.

E marcava il territorio in continuazione, dentro o fuori casa che fosse.

E odiava chiunque mi si avvicinasse, soprattutto se maschio.

Pero’ mi adorava e io adoravo lui, nonostante tutto.

E’ salito sul letto dalla prima notte perche’ quando ho spento la luce ho pensato che doveva gia’ aver patito abbastanza il freddo. L’ho chiamato e non se l’e’ fatto dire due volte. E’ saltato sul letto (allora vedeva ancora da un occhietto ma dopo andava “a naso”) e li’ e’ rimasto, nell’incavo formato dalla mia schiena, per tutta la notte e per tutte le notti dei nostri quasi 3 anni insieme.

Chicco non sapeva fare niente. Non faceva la guardia, non era capace di giocare, era sempre incazzato col mondo tranne che con me, era scontroso e rincoglionito. Non sapeva fare altro che svuotare la vescica ovunque, quella era la sua unica specialita’ e gli riusciva anche parecchio bene.

Non sono mai riuscta a sgridarlo. Ci provavo eh? Ci provavo a urlargli “Chicco, no” ma il tono di voce era lo stesso che avrei usato per dirgli “quanto ti amo” perche’ non ce la facevo, l’idea di ferirlo, di fargli male, mi inorridiva.

Pero’ Chicco mi ha insegnato tanto; mi ha insegnato la pazienza, mi ha insegnato l’amore incondizionato, mi ha insegnato la calma. Non ho ricordi particolari di lui, di qualcosa che ha fatto. Ma ho il ricordo della sua presenza che mi riempiva il cuore.

Chicco ha iniziato a stare male – o meglio, peggio – verso l’autunno del 2005. Si lamentava tutto il tempo, senza motivo. Camminava piu’ a tre zampe che a quattro per via del suo problema. E poi si sedeva e guaiva, guardando il buio fino a che non lo prendevo in braccio e allora si calmava. Lo tenevo in braccio tutto il tempo che potevo.

Sapevo che doveva arriva il momento di dirgli addio ma non ce la facevo, non ero ancora pronta.

Poi la decisione della partenza e lui che peggiorava sempre piu’, piangeva, piangeva e straziava il cuore. Aveva dolori ovunque, era magro come un chiodo per via della pancreatite, gli si contavano tutte le ossa povera stella.

Ho deciso che l’avrei lasciato andare il giorno prima della mia partenza; sapevo di essere egoista perche’ lui stava male ma stavo per cambiare vita, per lasciare tutto e avevo bisogno di lui ancora un pochino.

Me la ricordo ancora la nostra ultima notte; non sono riuscita a chiudere occhio e ho passato tutto il tempo ad accarezzarlo e a dirgli che lo amavo, che mi sarebbe mancato tanto, a raccontargli quello che sarei andata a fare via dall’Italia, a ringraziarlo, a chiedergli di tenere d’occhio tutti i cuccioli che prima di lui erano passati dall’altra parte, a promettergli che di la’ sarebbe stato tutto bellissimo e che per lui avevo immaginato il piu’ bell’angolo di paradiso possibile.

Al mattino e’ arrivata la veterinaria, lui dormiva. L’ho preso in braccio e lo stringevo forte a me mentre gli sussurravo di stare tranquillo, che fra poco tutto sarebbe finito.
Nel momento in cui la veterinaria ha iniettato il farmaco il suo cuore gia’ non batteva piu’; quanto era stanco povero tesoro mio.

Siamo stati insieme ancora un pochino, gli ho tolto il collare.

Il mattino dopo sono partita, uno dei giorni piu’ tristi della mia vita mentre all’aeroporto non facevamo che piangere tutti…mi sono avviata verso il check in, ho messo la mano nella tasca del cappotto e ho sentito il freddo metallico della targhetta con il suo nome. Ho scacciato le lacrime e ho sorriso perche’ sapevo quanto lui soffrisse nel vedermi piangere.

E’ vero Chicco, in vita forse non sapevi fare niente ma dopo mi hai portato tanta fortuna.

E ti ringrazio per questo, per essermi saltato in grembo quel giorno, per aver reso la mia vita migliore. Mi manchi ancora da morire ed e’ per questo che so che prima o poi rientrero’ in un canile e invece di scegliere mi mettero’ in attesa di essere scelta e sapro’ che quella e’ la scelta giusta.


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Non aver paura della disabilità...    
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