sabato 28 gennaio 2012

Felice tra fobie e paure

POST RECUPERATO DAL BLOG DI SPLINDER CHIUSO


 
Felice tra fobie e paure

di Rossella


Decidemmo di adottare Felice per dare una possibilità di vita ad un cane problematico che altrimenti avrebbe trascorso la sua esistenza cercando riparo sotto ad un cubo di cemento, in pochi metri quadrati.
Quando svolgevo attività di volontariato in canile, provavo grande tristezza e pena per quei cani che per paura rifiutano il contatto con l' uomo e che per questo sono condannati a vivere un’esistenza da reclusi. Talvolta infatti, tentare il recupero di un cane per problematiche legate a fobie, in canile è quasi impossibile.
Dunque il giorno dell'adozione, Felice mi fu consegnato previa firma di un atto in cui il cane veniva definito "di indole aggressiva, diffidente e difficilmente gestibile". Ebbi un moto di esitazione, ma firmai.
Felice, uscito dalla gabbia, era un cavallo imbizzarrito: per metterlo in macchina, gli somministrarono un sedativo.
Giunta a casa, lo lasciai in giardino, pensando che in breve tempo tutto si sarebbe risolto.
Non fu così. Trascorsi due mesi cercando di avvicinare Felice in ogni modo, ma lui rifiutava qualunque tentativo, persino il cibo. Dormiva moltissimo nella cuccia e quando mi vedeva, metteva in atto una strategia di evitamento, girando nervosamente intorno a me.

Ero disperata. In quei due mesi avevo contattato tre istruttori, ma Felice non mostrava segni di miglioramento ed il verdetto era sempre lo stesso: un cane del genere non doveva essere dato in adozione ad una famiglia. Le parole risuonavano come un macigno, grande era in me il timore di una reazione aggressiva di Felice verso mio figlio o verso i miei nipoti.
Cominciai a consultare vari siti internet nella speranza di capire qualcosa del suo comportamento ed arrivai alla conclusione che
Felice era fobico, forse per cause genetiche, forse per un errato imprinting nei primi mesi di vita, forse per un trauma subìto.
Aveva paura di tutto, riusciva ad avvicinarsi solo alle altre due cagnette e per il resto non mostrava interesse per nulla, ma soprattutto il suo unico obiettivo era fuggire la presenza dell' essere umano, uomo o donna che fosse.
Pensai che l' unica alternativa fosse portarlo in un luogo, pensione, rifugio, in cui lui potesse stare a contatto soprattutto con i suoi simili.
Prima di mettermi alla ricerca di un posto idoneo ad un cane con tali caratteristiche, contattai un altro istruttore, dicendo a me stessa che sarebbe stata l'estrema ratio.
Dopo aver osservato Felice, l’istruttore riuscì a mettergli il guinzaglio in pochissimo tempo e addirittura lo portò in strada per una breve passeggiata. Felice si dibatteva nervosamente, scuoteva la testa da una parte all’altra, ma non mostrava segni di aggressività verso l’uomo! L’istruttore tornò una seconda volta ed una terza volta fummo noi a portarlo al centro di addestramento: ennesimo verdetto. Infatti alla domanda di mio marito, ovvero se il recupero di un cane del genere sarebbe stato completo, l’istruttore disse che non avrebbe potuto confermarlo. Ero veramente sfiduciata, pensavo non ci fossero speranze, ma avevo soprattutto grossi timori per la mia famiglia. Fu proprio allora che la decisione risoluta e determinata di mio marito, quella di tenere Felice con tutti i suoi problemi, mi diede una spinta enorme per cominciare un percorso di recupero che non avesse più niente a che fare con gli istruttori, ma partisse dalla relazione tra cane e padrone. Era il momento di dare fiducia a Felice.
Cominciarono giornate intense: nelle ore più tranquille della giornata lo portavo a spasso per brevi passeggiate. Sempre tenendolo al guinzaglio e stando accucciata, gli insegnavo ad avvicinarsi a me. Tolto il guinzaglio rimanevo in giardino con lui, insegnandogli a....giocare! Palline, peluches, scatole di cartone, qualunque cosa stesse diventando oggetto di curiosità per lui, diventava un mezzo di avvicinamento a me. Alla fine dell' estate riuscivo persino a spazzolarlo e a tagliargli i pochi nodi che aveva nel pelo.

Oggi Felice continua ad essere un cane problematico, ma....gestibile. Prima di farsi mettere il guinzaglio, continua a compiere quelli che io chiamo "rituali di sicurezza": gira intorno a me e poi si rifugia in un angolo del giardino, dove finalmente lo posso avvicinare. Ha comportamenti stereotipati che ancora non lo rendono “normale”: fugge alla vista degli estranei, emette un lungo ululato quando c’è una persona che proprio non gradisce ed è ancora dipendente dalla sua compagna, l’altra cagnetta. Preferisce farsi avvicinare da noi se ha il guinzaglio, accetta volentieri carezze, spazzolate e bagnetto, non tollera però di essere toccato da chi non conosce. Passeggia al mio fianco, prestando attenzione a tutto, ma strattona se vede auto o estranei, trema fortemente se si trova in una situazione nuova, ma poi comincia ad accettarla e a tranquillizzarsi.



Felice è stato adottato nell’aprile del 2007 e dopo quasi quattro anni ha avuto un recupero lento, ma graduale del 60, 70 per cento. E’ un cane dolcissimo, quando lo accarezziamo diventa un tenero cucciolo che dimostra di avere bisogno di protezione e di affetto: in questi anni non ha mai mostrato segnali di aggressività. Felice ha avuto bisogno di essere guidato, condotto attraverso un vero e proprio percorso di riabilitazione che ha necessitato di tempi lunghi, di elementi che per lui fossero punti di riferimento, di conoscenza delle sue stranezze, ma soprattutto di accettazione e rispetto delle sue problematiche caratteriali.


PS Spero che questa storia possa essere utile per qualcuno nel caso in cui decidesse di adottare un cane fobico.


link proposti dall'Autore
 - http://www.cinofilimarilu.it/

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